PARTNERSHIP DI PROGETTO

  1.  Ciao Lorenzo, grazie per aver accettato di condividere la tua esperienza. Puoi raccontare brevemente a chi non ti conosce chi sei e di cosa ti occupi?

Ciao a tutti! Sono Lorenzo Valentini e la mia grande passione è quella di aiutare imprenditori, professionisti e chiunque abbia una passione a trasformarla in un ecosistema straordinario. Un sistema che restituisca energia e risorse in abbondanza alla comunità e al pianeta.

Le uniche parole che riescono a descrivere al meglio il mio lavoro sono due: growth strategist, cioè stratega della crescita.

A 20 anni sono diventato imprenditore e nel 2014 anche il CEO di Bioapi, la prima azienda apistica insieme ad altre 4, ad aver aderito al biologico in Italia circa 30 anni fa. Con numerosi progetti attivi nel mondo come Agronomi senza Frontiere e il Resilient Bee Project, la prima associazione in Italia di tutela delle api selvatiche.

  • So che eri giovanissimo quando sei diventato presidente di Apis Naturae, quanto è stato difficile organizzare quest’azienda?

A 20 anni sono diventato imprenditore e nel 2014 anche il CEO di Bioapi, la prima azienda apistica insieme ad altre 4, ad aver aderito al biologico in Italia circa 30 anni fa. Con numerosi progetti attivi nel mondo come Agronomi senza Frontiere e il Resilient Bee Project, la prima associazione in Italia di tutela delle api selvatiche.

La cosa piu difficle è trovare le persone giuste, la maggior parte degli apicoltori sono persone di una certa età che vedono l’apicoltura come un lavoro agricolo e non come un modo di ricerca, diciamo che sono rimasti un po indietro su quello che riguardano le nuove tecnologie e i nuovi modi di curare questa specie.

  • come si cresce come degli ecosistemi naturali?

Ti ringrazio molto per la domanda. Ti rispondo in modo secco e preciso: significa comportarsi semplicemente secondo natura. Come fare un qualsiasi altro sistema complesso, come un ecosistema.

In questo momento storico quando la maggior parte delle persone parla di sostenibilità vuole in realtà indicare solo una parte di essa: l’ecosostenibilità o sostenibilità ambientale.

In realtà se ci pensiamo un attimo, quando possiamo dire che un’azienda o una persona è sostenibile? Quando spreca meno plastica? Non credo basti.

Quando chiude l’acqua del rubinetto per lavarsi i denti? Non basta.

La risposta è secondo me molto più semplice. La vita di una persona o di una azienda è sostenibile quando è in equilibrio. La sostenibilità è una scienza dei sistemi complessi, quindi è olistica ed interconnessa. Ma semplicemente perché la natura lo è.

Non si possono trattare i problemi complessi con soluzioni semplici e preconfezionate ma vanno trattate in modo ecosistemico. Contestualizzando e aggiustando sempre il tiro in base ai feedback che riceviamo.

La natura stessa [compreso noi stessi essendo natura] lavora per feedback. Una impresa che vuole essere davvero sostenibile deve fare in modo di mettere in piedi un metodo, un modello di business non solo a livello produttivo ma anche comportamentale più in linea con ciò per cui siamo nati. Con ciò che è scritto nel nostro codice genetico.

La sostenibilità non è data da quanto trattiamo bene il nostro pianeta ma dall’equilibrio tra la sfera economica, sociale ed ambientale.

Per fare un esempio concreto: se la mia azienda produce una t-shirt con un processo produttivo e materiali ecosostenibili ma chiede alle future dipendenti durante il colloquio di assunzione se vorranno o no avere dei figli, l’azienda è sostenibile?

Per come la vedo io assolutamente no. Perché stiamo coltivando un sistema che non solo genera dolore e frustrazione nelle persone che lo subiscono nell’immediato, ma nel lungo periodo porterà problemi anche all’azienda.  Proprio perché è un sistema che spreca troppa energia. Non è in linea con le strategie di sopravvivenza che utilizzerebbe la natura.

Per questo talvolta è sbagliato parlare di sostenibilità come un obiettivo che possiamo raggiungere. Dire “quella azienda è sostenibile si o no” è sbagliato proprio da un punto di vista strutturale.

La sostenibilità è un processo evolutivo grazie al quale un sistema complesso cerca naturalmente l’equilibrio. Ecco la risposta più semplice che mi è venuta in mente!

  • Qual è la situazione in Italia sotto questo punto di vista?

Purtroppo penso che uno dei più grandi problemi della mia generazione sia proprio questo.

Voglio spiegartelo in modo semplice.

Con una metafora.

É come se improvvisamente fossimo entrati in una sala da pranzo dove una volta, messa al centro, c’era una bellissima tavola imbandita. Ma ora davanti ai tuoi occhi puoi notare solo piatti vuoti, ossa e qualche rimasuglio di verdura.

Sia sul tavolo che in terra. Intorno alla tavola ci sono sedute tutte persone sopra i cinquant’anni, con i vestiti sporchi di sugo, carne, pesce e di ogni altra prelibatezza ormai passata.

Vedendoci entrare ci offrono gentilmente di mangiare i pochi rimasugli rimasti in terra. I primi di noi che iniziano a raccogliere qualche rimasuglio vengono subito offesi: guardatevi non siete in grado di mangiare!

Non siete in grado di procurarvi da soli il cibo! Siete solo degli sfaticati! Invece quei pochi di noi che si rifiutano di mangiare vengono subito emarginati, nessuno degli anziani parla con loro, e appena provi a dire qualcosa ti rispondono offesi che non bisogna sputare nel piatto dove si mangia.

Lo so. É una scena un po’ dura.

Ma pensa che questa è la metafora più simpatica che sono riuscito a raccontare per descrivere quello che ha fatto la vecchia generazione al nostro pianeta e alla mia generazione. Di quello che continua a fare tutti giorni da oltre 30 anni.

Però credo sia inutile guardare al passato con rabbia e frustrazione. Perché solo ad una cosa serve il passato.

Ad essere analizzato e migliorato.

Quello credo che manchi ancora alla mia generazione è soprattutto la forza di fare il primo passo.

Di chiudere gli occhi ed andare avanti.

Oggi sono ancora pochi i ragazzi che si sono stufati di lavorare 12 ore al giorno per qualche spiccio, per un capo che li denigra continuamente con le sue richieste ormai obsolete e antiquate. Senza avere, nessuno di noi, una speranza di fare carriera malgrado il quadruplo delle nostre competenze.

E quei pochi invece che hanno avuto il coraggio di lasciare il lavoro per dedicarsi a ciò che amano davvero come studiare, viaggiare, sognare, sperimentare ed essere in relazione gli altri, ancora non hanno creato un vero e proprio cambiamento nel lungo periodo.

Manca ancora lo step successivo. Quello in cui si prende coscienza delle proprie potenzialità, si accetta ciò che è stato e si costruisce un futuro migliore per noi stessi e per tutta la nostra comunità.

Il momento in cui si vive delle nostre passioni e si va insieme verso una nuova era.

Tutto questo era per dirti una cosa precisa. Che ancora in Italia siamo indietro sotto molti punti di vista.

Abbiamo uno dei più grandi patrimoni legati alla biodiversità al mondo e non siamo stati in grado in tutti questi anni di creare un progetto che faccia davvero la differenza.

Per fortuna pian piano stanno emergendo tante persone, soprattutto ragazzi, che hanno una gran voglia di cambiare questo mondo ma mancano talvolta competenze trasversali.

Ma prima di tutto questo serve una cosa. Serve passione e una visione forte. Una visione che sappia abbracciare e trainare una intera comunità verso un altro modo di concepire la vita. Che sappia inserire l’uomo nel ruolo che gli compete. Non come parte integrante della natura. Ma proprio come natura. Perché noi siamo natura.

Per concludere la risposta alla tua domanda volevo dare un piccolo feedback di esperienza che ho avuto durante il mio lavoro di crescita con le aziende che seguo come consulente. Perché credo che la condivisione sia l’evoluzione dell’insegnamento.

Io non ti insegno nulla perché non esistono esperti ma solo persone che hanno avuto esperienza di un dato processo, in una data situazione, in un dato momento e luogo. Io non faccio altro che condividere le strategie che ho messo in atto e che sono state per me più o meno efficaci.

Quello che voglio condividere ora con te è che quando vado a costruire una vision con un imprenditore sopra i 50 anni di solito lo standard è questo: NOME DELL’ AZIENDA leader nel mondo del settore.

In queste visioni spesso non c’è nessun cambiamento se non quello dell’imprenditore che vuole essere al centro senza nessun altro. Nessuna condivisione o crescita collettiva. Come direbbe Seth Godin, persona dedita al “predominio”.

Invece quando costruisco le vision di aziende giovani, spesso gestite da giovani donne, nella vision c’è sempre al centro un grande cambiamento da portare a tutta la comunità e al pianeta. Una visione che porta miglioramento, crescita e abbondanza a tutti noi.

Ecco perché credo che la direzione che abbiamo intrapreso sia quella giusta. La direzione di riequilibrio dagli squilibri del passato.

  • La gente conosce l’importanza delle api? Ed è consapevole del vostro lavoro?

In realta no, esiste molta ignoranza su questo argomento, Solitamente i consumatori pensano che grazie ai loro acquisti cambieranno il mondo e le aziende pensano che grazie ai loro prodotti potranno fare davvero la differenza.

Credo che la verità sia proprio nell’equilibrio tra queste due realtà.

Anche se oggi una azienda con i mezzi che ha può avere un potere esponenziale rispetto ad un consumatore. Ma mi servirebbero altre tre pagine per spiegare la mia tesi e non è forse questo il luogo adatto. Sicuramente posso dirmi davvero fortunato perché sono figlio di due persone che parlavano e facevano sostenibilità già 30 anni fa. E allora venivano costantemente prese per in giro ogni giorno della loro vita.

Oggi i settori che hanno contribuito a creare sono forse tra i più redditizi e fiorenti del 21esimo secolo. Io semmai ho dovuto fare un percorso a ritroso e cercare ciò che mi piaceva prima di trovare ciò che era sostenibile. Perché in una famiglia in cui vieni giudicato se non fai scelte etiche è difficile a volte trovare la tua strada. In ambienti rigidi lo è sempre. Ora dopo tanti anni finalmente sono riuscito a trovare l’equilibrio.

Personalmente credo sia efficace anche finanziare direttamente progetti e aziende che sono davvero innovative. Che non hanno paura di innovare e di raccontare un mondo differente. Oppure a volte una strategia che utilizzo è quella di mettere le mie competenze a disposizione, anche gratuitamente, per progetti che credo abbiano un vero impatto positivo su tutta la comunità.

Purtroppo credo che abbiamo perso un metodo che anticamente era straordinario. Sai di cosa sto parlando? Del mecenatismo.

Mettere le proprie risorse ed energie al servizio della collettività. Credo non ci sia nulla di più sostenibile.

  • Quali sono le accortezze di cui hanno bisogno le api?

Le api stanno soffrendo, anche se bisogna fare un discorso piu complesso sul fatto che quando si parla di api in italia si pensa sempre alle api da miele mentre ci scordiamo la grande quantita di api selvatiche che anceh loro sono in sofferenza, anzi anche di piu di quelle da miele.

Le cause del declino delle api sono tante, a volte in ambiente come i pesticidi, in altri casi le malattie come la vorroa o anche i cambiamenti climatici. Sono tutti fattori che concorrono.

Il declino riguarda tutti gli insetti impollinatori, in realta se guardiamo le statistiche vediamo che le api da miele sembrano aumentare, in europa ci sono 12 milioni di alveari e questo potrebbe sembrare in contrasto con il declino, in realta le api aumentano perche gli apicoltura le allevano e le moltiplicano, per fortuna è abbastanza smplice basta seguire le strategi di sopravvivenza delle api cioe l’abbondanza, ma se decidesse di non allevare piu le api ci accorgemmo di cosa significa il declino delle api potrebbero morire tutte.

Ognuno di noi potremmo fare qualcosa affinche le api possono stare meglio, da atteggiamenti di tutti i giorni, come andare al supermercato e acquistare dei cibi biologici perche sono prodotti con un uso moderato o assente di insetticidi o pesticidi, quindi nei campi l’ape puo vivere meglio. Quindi bisogna costruire un mondo piu a misura d’ape che alla fine vuol dire anche costuire un mondo piu a misura d’uomo.

La vicinanza del fiume puo essere un beneficio?

In realta no, per colpa dell’umidità, sarebbe meglio non installare le arnie in prossimita del fiume, ma anzi disporle almeno a 200-300m se non addirittura in un altro posto, la temperatura e il clima sono molto importanti.

Ti consiglio di mettere nel tuo progetto solo arnie per scopo didattico, quelle da miele potresti averle in un altro luogo.

Le nostre api regine ligustiche vengono allevate all’interno di strette aree naturali a basso interesse apistico e rurale. Le location principali si trovano all’interno della meravigliosa Riserva Naturale dei Monti Rognosi nelle montagne limitrofe ad Anghiari, immerse nel cuore dell’appennino toscano.

Proprio per questo possiamo selezionare api più adatte al nostro areale e al microclima presente [Appennini, sopra i 400-500m, vegetazione prevalentemente boschiva o da pascolo]. 

Accanto alla nostra stazione di accoppiamento, sorge la location dove svolgiamo ogni anno i nostri corsi di formazione professionali. La struttura è un museo del Parco Naturale, costruita all’interno di un antico casolare toscano ristrutturato con le più moderne tecnologie; circondato da campi di piante officinali e utilizzato al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e la biodiversità.

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